LE DONNE DELLA RESISTENZA

Volti e memorie femminili per ricordare la Liberazione

Ho iniziato nel 2004, quando ancora molte donne che avevano partecipato alla Resistenza erano in vita, a creare un archivio di memorie attraverso foto, video e scrittura, salvandolo dalla dimenticanza e dall’oblio. Così la memoria, da soggettiva e individuale, è diventata  collettiva e corale, per ricordarci che le lotte sono comuni e in nome di tutti. 

Queste donne ci hanno raccontato le maniere diverse  di come hanno vissuto quel periodo: partigiane combattenti, staffette, deportate, tutte protagoniste del variegato mondo della Resistenza. Resistere era soprattutto cercare di dare continuità alla vita minacciata non solo dai bombardamenti, dai rastrellamenti, dalle deportazioni, ma anche dalla fame, dal freddo, dalle malattie e da un senso di paura e precarietà che devastava gli animi e che poteva nei più giovani imprimersi a fuoco, come in effetti è accaduto per molti, per non lasciarli mai più.

Resistere era inventare un pasto per la famiglia con ogni genere di surrogato, era vestirsi riciclando tutti i tipi di tessuto, era nascondersi e nascondere, erano i tentativi di consolazione e di fugare la paura. Significava fare della creatività e dell’amore i quotidiani alleati contro la guerra.

Perché, a “tener vivo il fuoco”, dopo l’8 settembre, furono soprattutto le donne. Il valore del loro contributo è stato finalmente riconosciuto dopo una lunga stagione nella quale la partecipazione femminile al movimento era stata sottovalutata o comunque letta come mero supporto, legato all’assunzione dei tradizionali compiti di cura più che ad attitudini spendibili nella vita pubblica.

La creatività e l’ironia femminile, il mettere in gioco una specificità di genere usando mimeticamente il corpo, e persino il proprio ruolo materno, in azioni di grande pericolosità parlano così della determinazione delle donne e della fermezza nell’ispirazione ideale; è quanto abbiamo cercato di documentare.

                                                                                               Ippolita Franciosi

Ippolita Franciosi, nata a Ferrara, laureata in Storia delle Arti al DAMS di Bologna, fotografa dal
1993, si occupa principalmente di fotografia sociale. Ha fotografato per Epoca, Noi Donne, King, Repubblica, D, L’Unita’. Vive e lavora a Ferrara.